Dal primo settembre nei negozi europei sarà vietata la vendita anche delle lampadine a incandescenza sotto i 60 W, le uniche rimaste in commercio, che dovranno lasciare il posto ai modelli a risparmio energetico, ai led e, fino al 2016, alle alogene.
Il divieto è una conseguenza della normativa comunitaria del 2009 che punta a ridurre i consumi elettrici, che ha portato alla graduale dismissione e divieto di commercializzazione di tutti i formati di lampadine di vecchia generazione.
I commercianti potranno smerciare solo le rimanenze di magazzino o le speciali scorte per quei tipi di lampade e lampadari utilizzabili solo con particolati modelli ad incandescenza (comprese quelle per forni e frigoriferi).
Ma quanto si risparmia davvero?
Le vecchie lampadine a incandescenza richiedevano ben il quintuplo dei watt per emettere la stessa quantità di luce delle lampadine a basso consumo energetico.
Ad esempio: sostituendo una lampadina a incandescenza da 75w con una equivalente a risparmio energetico di soli 15 w (ottenendo 920-970 lumen) si risparmia il 70% dei costi, ovvero calcolando il costo medio annuo di elettricità oltre al prezzo della lampadina stessa e la sua durata si passa da 42 euro a 12 (considerandola accesa per 7 ore al giorno).
In aggiunta, le lampadine ad alta efficienza determinano una riduzione delle emissioni di Co2: la lampadina a incandescenza da 75 watt emette 76 kg di Co2, l’equivalente lampadina ad alta efficienza ne emette solo 15 kg, con un risparmio in emissioni di Co2 di circa l’80% rispetto al passato. (fonte: http://www.wwf.it)
Un’avvertenza importante però riguarda le lampadine a basso consumo: nonostante abbiano una vita media decisamente più lunga di quelle tradizionali, il loro smaltimento è più complicato. Contenendo metalli inquinanti (ma preziosi e quindi meritevoli di essere riciclati), non possono essere semplicemente buttate nell’indifferenziata o nella raccolta del vetro. Devono tassativamente essere portate nelle isole ecologiche o meglio ancora ai rivenditori (i quali applicano all’origine una maggiore di prezzo legata proprio all’obbligo di ritiro a fine vita).
Articolo pubblicato il 31 Agosto 2012